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Come Eliminare i Silicati nell’Acquario

I silicati sono composti chimici derivati dal silicio, presenti in natura in molte forme minerali e solubili in acqua. Nell’acquario, specialmente in quello marino o d’acqua dolce allestito con rocce e sabbie di origine naturale, i silicati possono entrare in soluzione attraverso diverse vie. La fonte principale è l’acqua di rubinetto, che in molte zone contiene una quantità significativa di acido silicico. Anche alcuni tipi di substrato, rocce e decorazioni, così come mangimi e integratori, possono rilasciare silicati. Il loro accumulo diventa problematico perché rappresentano un nutriente fondamentale per le diatomee, alghe brune che si sviluppano in modo invasivo ricoprendo vetri, arredi e persino le foglie delle piante, rendendo l’acquario esteticamente sgradevole e potenzialmente poco salutare per gli abitanti.

Indice

  • 1 Effetti negativi dei silicati sull’equilibrio dell’acquario
  • 2 Identificare la presenza di silicati
  • 3 Prevenzione attraverso l’acqua di partenza
  • 4 Utilizzo di resine anti-silicati
  • 5 Controllo dell’alimentazione e delle fonti interne
  • 6 Interventi biologici di contenimento
  • 7 Cambi d’acqua mirati
  • 8 Pulizia e manutenzione delle superfici
  • 9 Monitoraggio costante e adattamento delle strategie
  • 10 Conclusioni

Effetti negativi dei silicati sull’equilibrio dell’acquario

La presenza eccessiva di silicati favorisce lo sviluppo di alghe brune soprattutto nelle fasi iniziali di un acquario, quando il filtro biologico è ancora giovane. Le diatomee, alimentandosi di silicati, possono colonizzare rapidamente le superfici, riducendo la penetrazione della luce e ostacolando la fotosintesi delle piante o delle alghe coralline in un acquario marino. Se non controllate, possono competere con altre forme di vita per nutrienti e spazio, alterando la biodiversità interna. In casi estremi, uno strato persistente di alghe brune può soffocare i coralli molli, coprire rocce vive e filtrare l’illuminazione, destabilizzando l’equilibrio biologico dell’acquario.

Identificare la presenza di silicati

Il primo segnale di un eccesso di silicati è la comparsa di un velo marrone-brunastro su vetri, sabbia e decorazioni. Per avere una conferma, esistono test a reagente specifici, facilmente reperibili nei negozi di acquari, che permettono di misurare la concentrazione di SiO₂ disciolto. È utile effettuare misurazioni sia sull’acqua dell’acquario sia su quella di reintegro o nei cambi, così da individuare la fonte principale del problema. Valori superiori a 1-2 mg/l possono già favorire la crescita delle diatomee, e livelli più alti rendono difficile controllarle solo con la manutenzione ordinaria.

Prevenzione attraverso l’acqua di partenza

Uno dei modi più efficaci per limitare l’introduzione di silicati è utilizzare acqua priva di questi composti fin dall’inizio. L’acqua di rubinetto, pur trattata per renderla potabile, spesso ne contiene in concentrazioni variabili. In ambito acquariofilo si ricorre comunemente a impianti ad osmosi inversa (RO) o, ancora meglio, a sistemi a osmosi inversa con deionizzazione (RO/DI), che rimuovono silicati, nitrati, fosfati e altre impurità. È importante monitorare periodicamente l’acqua prodotta dall’impianto: le membrane e le resine, col tempo, perdono efficacia e possono lasciare passare quantità crescenti di silicati. Sostituire i filtri e le resine deionizzanti secondo le indicazioni del produttore è fondamentale per mantenere la qualità costante.

Utilizzo di resine anti-silicati

Quando i silicati sono già presenti nell’acquario, le resine specifiche sono uno strumento molto efficace per abbatterne la concentrazione. Queste resine, spesso a base di ossido di alluminio o di ferro, adsorbono i silicati dall’acqua e li trattengono fino alla saturazione. Possono essere collocate in un filtro a zainetto, in un filtro esterno o in un reattore a letto fluido per aumentare la superficie di contatto. L’uso corretto prevede un flusso moderato attraverso il materiale filtrante per massimizzare l’efficacia. Le resine vanno sostituite o rigenerate quando il test rileva un ritorno dei valori iniziali, segno che hanno esaurito la capacità di legare i silicati.

Controllo dell’alimentazione e delle fonti interne

Oltre all’acqua, i silicati possono provenire anche da altre fonti interne all’acquario. Alcuni tipi di sabbia silicea, utilizzata come substrato, rilascia lentamente silicati in acqua, soprattutto se il pH è basso. Anche mangimi in scaglie di bassa qualità possono contenerne tracce, così come integratori o sali non specificamente purificati per uso acquariofilo. Ridurre la quantità di cibo somministrato, preferire substrati e materiali certificati per acquari e controllare la composizione di additivi e sali marini contribuisce a limitare l’apporto di silicati nel tempo.

Interventi biologici di contenimento

Anche se non eliminano direttamente i silicati, alcune forme di vita possono aiutare a controllare gli effetti del loro eccesso, consumando le alghe brune che li sfruttano. In acquari marini, lumache come le Trochus, i Turbo e le Astraea sono ottimi pascolatori di diatomee. In acqua dolce, alcune specie di Ancistrus e Otocinclus svolgono un ruolo simile. L’introduzione di questi organismi deve essere però calibrata in base alla capacità dell’acquario di sostenerli a lungo termine e mai vista come soluzione unica, ma come parte di una strategia più ampia di gestione dei nutrienti.

Cambi d’acqua mirati

Effettuare cambi d’acqua regolari con acqua priva di silicati aiuta a diluire la concentrazione complessiva nell’acquario. È importante che l’acqua nuova abbia valori prossimi allo zero, altrimenti si rischia di reintegrare la sostanza che si cerca di eliminare. Nei casi di infestazione importante, cambi più frequenti possono accelerare la riduzione dei silicati, ma sempre evitando sbalzi drastici nei parametri chimici che potrebbero stressare pesci e invertebrati.

Pulizia e manutenzione delle superfici

La rimozione manuale delle alghe brune dalle superfici non elimina i silicati, ma riduce la biomassa che li utilizza e migliora l’aspetto dell’acquario. Pulire regolarmente i vetri con magneti o raschietti, sifonare il substrato e lavare decorazioni e arredi aiuta a contenere la proliferazione delle diatomee. Questa azione va sempre accompagnata da un intervento chimico o tecnico per abbassare la concentrazione di silicati, altrimenti le alghe ricominceranno a crescere rapidamente.

Monitoraggio costante e adattamento delle strategie

L’eliminazione dei silicati non è un’operazione immediata, ma un processo che richiede monitoraggio e adattamento. Dopo ogni intervento, è utile ripetere i test a distanza di qualche giorno per valutare l’efficacia delle misure adottate. Se i valori calano, si può proseguire con la strategia in atto; se restano stabili o aumentano, è necessario indagare ulteriormente sulle fonti e potenziare gli strumenti di rimozione. La combinazione di prevenzione, rimozione attiva e controllo biologico è il metodo più efficace per mantenere i silicati entro livelli sicuri nel lungo periodo.

Conclusioni

Eliminare i silicati nell’acquario richiede un approccio integrato che comprenda la prevenzione, la rimozione e il controllo biologico. L’uso di acqua priva di silicati fin dall’inizio, l’installazione di sistemi a osmosi inversa con resine deionizzanti, l’impiego di resine anti-silicati, la scelta oculata di substrati e alimenti e il mantenimento di una popolazione di pulitori naturali sono tutte azioni che, combinate, consentono di tenere sotto controllo questo parametro. Il monitoraggio regolare attraverso test specifici è fondamentale per prevenire problemi e intervenire tempestivamente. Mantenere bassi i silicati non significa solo evitare antiestetiche fioriture di alghe brune, ma garantire un ambiente più stabile, salubre e gradevole per tutte le forme di vita che popolano l’acquario.

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